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Fine settimana a Milano, Raffaello: il trionfo della Madonna di Foligno

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E' possibile avere a trent'anni la maturità per realizzare un capolavoro?
Ed è possibile cinquecento anni dopo, riconoscere che quest'opera gode
ancora di una grandezza insuperata?
A questi interrogativi risponde la mostra  di Eni curata a Milano da Valeria Merlini e
Daniela Storti che, fino al prossimo 12 gennaio, ospiterà la
Madonna di Foligno,
famosissimo dipinto di Raffaello , considerato al vertice della sua produzione artistica
e che ho avuto modo di visitare durante il mio consueto
fine settimana di dicembre a Milano







L'opera, conservata presso i Musei Vaticani, arriva per la prima volta nel capoluogo
lombardo, dove sarà visibile nella sala Alessi di Palazzo Marino
Grazie a Eni, al nuovo parternariato con i Musei Vaticani ( come fu per gli scorsi
anni con il Museo del Louvre ) e dell'ospitalità del Comune di Milano.
Prosegue così la splendida tradizione iniziata nel 2008 per cui - durante il periodo
natalizio - all'interno del Palazzo di Città è possibile ammirare gratuitamente un capolavoro
della storia dell'arte, " prestato " per l'occasione da un museo internazionale.



Il dipinto offerto quest'anno come dono di Natale ai visitatori  fu realizzato 
da Raffaello nel 1511 su committenza del segretario del Papa Giulio II,
il nobiluomo Sigismondo de' Conti, in segno di riconoscenza per
un miracolo da questi ricevuto.







Al cuore dell'opera c'è infatti un simbolo che ne spiega la genesi 
e ne amplia il fascino: un punto rosso seguito da una scia infuocata si abbatte
sulle case di un borgo abitato, probabilmente la città di Foligno.
Da alcuni questa presenza luminosa è stata associata ad una cometa o
ad una meteorite, da altri invece ad una fiammata prodotta da una palla di cannone.
Di certo, Sigismondo fu risparmiato per poco dall'esplosione nella sua casa di 
questo fuoco, umano o divino che fosse.
L'opera di Raffaello non fu che un eccelso ex voto da lui richiesto per
ringraziare Dio della salvezza ottenuta.







L'antinomia tra questa scena e l'arcobaleno- quasi uno scudo
sacro - che sembra respingerla,
è solo uno dei binomi che caratterizzano il quadro.






A catturare lo sguardo del visitatore c'è infatti anche il 
contrasto tra gli occhi questuanti e rivolti al cielo dei santi
( nell'ordine da sinistra: San Giovanni Battista, San Francesco e
San Girolamo con la mano tesa sul capo dello stesso Sigismondo) e gli occhi
misericordiosi protesi verso  la Terra della Vergine e del Bambino tra le sue
braccia: quasi una sintesi dell'aspirazione umana alla trascendenza e della
contemporanea protezione accordata da Dio alle sue creature.






Questa doppia tensione crea l'intersezione tra due rette,
una longitudinale, che ha il suo apice nella Vergine  ( vertigine e vertice 
insieme ), e l'altra latitudinale, che si dispiega
da sinistra a destra, formando una sorta di croce.






A ciò si somma la corrispondenza intensa e dolcissima 
tra il putto in basso che stringe una tabula priva di iscrizioni






e i volti dei cherubini che si moltiplicano in cielo
prendendo forma tra le pieghe delle nuvole.
Su tutta la scena prevale un'esplosione di luce, cifra predominante 
dell'opera, dovuta oltre che all'irruzione del sacro, a un processo di formazione 
dello stesso artista, avvicinatosi in quegli anni ai maestri del colore veneziano,
da Giorgione a Lotto.






Questa perfezione stilistica, testimonianza di un'"armonia del bello 2, significò,
significò secondo molti interpreti non già l'acme di
una carriera personale, ma la vetta dell'arte rinascimentale tout court.
Usando le parole di Antonio Paolucci direttore dei Musei Vaticani,
" oltre non era possibile andare nella rappresentazione della bellezza "






La  Madonna di Foligno segna dunque il trionfo del divino
( un'altra interpretazione la vuole collegata a una storia narrata nella
Leggenda Aurea, secondo cui la Vergine e il Bambino apparvero all'imperatore
Augusto, inducendolo a rinunciare alla propria autovenerazione) e dà seguito alla
felice alternanza tra sacro e profano per cui negli ultimi anni a palazzo Marino si sono 
succeduti " La conversione di Saulo, di Caravaggio, il San Giovanni Battista, di Leonardo,
e lòa Donna allo specchio, di Tiziano, il San Giuseppe falegname di George de la Tour
e Amore e Psiche di Antonio Canova.






Ad accrescere la forza dell'opera  contribuisce la sua collocazione
all'interno di un abside nero, circondato da fondali di cielo
con nuvole che abbracciano i visitatori.






L'esposizione, progettata da Elisabetta Greci, favorisce anche un'esperienza 
multisensoriale. Oltre all'impatto visivo del quadro e del contesto,
si apprezza il sottofondo musicale, che mescola autori del Medioevo
e dei nostri giorni, con un denominatore comune rappresentato dal "soffio della
voce ": si va dalle musiche del XII secolo di Magister Perotinus alla
Ninnananna per Lucy composta nel '900 da Peter Maxwell Davies.






Non manca neppure l'abbinamento olfattivo, grazie ai profumi
di Giovanni Padovan, che legano ogni colore del quadro 
a una fragranza diversa, dando vita a sfumature al contempo aromatiche
e cromatiche.






Perfini i cultori della tecnologia possono dilettarsi, esercitando il senso
del tatto attraverso i tablet, che illustrano i contenuti dei saggi scientifici
presenti nel catalogo della mostra.






Al di là dei sensi corporei, però,
abbiamo messo alla prova il sesto senso,
in una dimensione tutta spirituale che fa capo alla percezione
del Bello e del Vero





( Immagini dal web )















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