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Expo, considerazioni

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Qualcuno per caso sa dove sono finiti i No Expo? Guardate sotto i tavoli, cercate nelle cantine, esplorate i pensionati. E se non ne trovate traccia chiamate " Chi l'ha visto? ". AAA cercasi No Expo Disperatamente.
Nelle ore in cui la rassegna internazionale di Milano chiude i battenti fra gli squilli di tromba e i proclami trionfali, la nazione italiana piange la prematura scomparsa dei contestatori. Erano giovani, erano forti e sono tutti morti ( ovviamente mediaticamente parlando). Cioè sono andati a nascondersi che per loro è persino peggio.






Ricordate il primo Maggio? Fu indimenticabile: le manifestazioni in piazza, Milano occupata, le vie del centro messe a ferro e fuoco. La vernice, gli striscioni ( " Grande evento - grande bufala " ), il black cloc che diceva " E' giusto spaccare tutto per protesta ". E poi avanti con il festivalno expo, il noexpocamp, il noexpopride, il dossier Exit Expo del collettivo Offtopic con il noexpo coupon. Ecco: ve lo ricordate? Tutto spazzato via. Cancellato. Oggi non si trova nessun No Expo che parli, nessuno che sfili, nessuno che dica bah: la rassegna, iniziata in mezzo alla tempesta della contestazione, si chiude tra i cori angelici della beatificazione.
Niente più fumogeni al massimo solo troppo incenso.








Partecipiamo al lutto: a guardare il sito internet ufficiale dei No Expo c'è da farsi stringere il cuore. E' cupo come una messa di trigesima, meno frequentato di una mulattiera di montagna. Triste y solitario, forse anche un po' final: l'ultimo messaggio risale al 20 giugno, cioè prima delle ferie. " Documento collettivo per il No Expo pride: siamo collettivi, singole, frocie, lesbiche, trans, migranti che lottano..." più che altro siete zombie.
Desaparecidos. I Fantasmi Formaggino della contestazione. Che lottano? No, al massimo che lottavano.
Cioè che hanno lottato fino a quando non si sono imbattuti in un evento che volenti o nolenti, è stato un successo. E così ha rificcato loro tutti i "no " giù per la gola.
Per carità, ognuno è libero di pensare quello che crede relativamente a qualsiasi argomento, devo ribadire che personalmente ad Expo 2015 non ci credevo, e mi sbagliavo, ma c'è modo e modo di esprimere il proprio parere e certamente la violenza non è uno di questi. Comunque tant'è d'accordo o meno Expo
c'è stato ed è stato ed è stato un successo e di questo non posso che esserne felice.






La prima lezione che si può trarre  a manifestazione finita è questa: il partito del no, il partito della violenza si può sconfiggere. Sapete bene, e l'ho ribadito poche righe più sopra che il partito dei grandi eventi non sempre mi convince. Anzi spesso non mi convince. Capita che spesso dietro al grande evento si nascondano soltanto tangenti, truffe, opere inutili, incompiute, grandi sprechi e corruzione. Ma questo non è un buon motivo per trasformare l'Italia nella Repubblica del No: No Expo, No Tav, No Mous, No Discarica,, No Inceneritore, No Strada, No Bretella, No Biomassa,No Gas, No Diga...Ci manca solo il comitato che dice No al No e poi le avremmo viste tutte, in questo povero, disgraziato Paese. Che però oggi, forse, può trarre un sospiro di sollievo nel dire per una volta Sì. Sì Expo. E' andata.
E la seconda lezione, appunto, è capire perchè sia andata. Il motivo è semplice e sotto gli occhi di tutti: food&beverage per dirla come quelli che sanno.Cibo per dirla semplice. Pappa buona per dirla come le nostre nonne. Riconosciamolo l'Expo ha avuto successo  perchè ha puntato sulla nostra arma segreta, ciò che veramente ci rende diversi da tutti gli altri. E cioè quello che mangiamo e quello che beviamo. Ve le immaginate da noi code per una rassegna su " coste  e oceani " o sulle soluzioni urbanistiche delle città?
No, non le avremmo certo viste.







E allora però viene ancora più il magone a pensare come normalmente viene trattato il nostro Sacro Graal, in  tutte le altre occasioni che non siano Expo.Mi viene il magone a pensare come l'Europa offenda i nostri formaggi e il nostro vino, come si consenta regolarmente la vendita di Parmesan e Regianito, dell'Asiago del Wisconsin ( noto altopiano tra Marostica e l'Illinois ) e della Robiola di Roccaverano prodotta in Canada, come non si riesca a fermare il flusso del Tuscan Oil made tunisino, del San Daniele ham olandese o del Taleggio cheese made in USA. Anche l'ultima battaglia mondiale contro la carne non è forse un modo di danneggiare i nostri produttori di qualità, magari a vantaggio dei paesi del Nord che producono soia?








Sarebbe bello , perciò, se l'Expo che si è concluso sabato scorso ci lasciasse in eredità questo:
l'orgoglio del nostro cibo, la consapevolezza che su quello possiamo costruire il nostro futuro e il nostro successo. A patto che impariamo a difenderlo sempre,non solo per i sei mesi della rassegna. E soprattutto che impariamo a difenderlo come si deve. Cioè valorizzando la produzione del vino, senza farcela dare troppo da bere. E valorizzando il cibo, magari senza che ci mangino tutti su...

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