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La storia in cucina / I primi 80 anni della Moka

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Dedico questo post alla mia amica Audrey
perchè so che le piace molto questa  rubrica "La storia in cucina "
e perchè conosco la sua grande ammirazione per gli imprenditori
che hanno osato e che hanno fatto grande l'Italia



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La moka compie ottant'anni.
Col suo disegno classio, la caldaia annerita, il manico di plastica
che si è sciolto fino ad assumere le sembianze di una stalattite,
il gorgoglio del caffè che sale senza schiuma, nero e lento.
Lo "schifoso " caffè della nonna che non ha mai imparato ad usare 
la moka secondo le regole dell'Omino coi baffi:
" Sembra facile! Sisisi. Cosa ci vuole? Un po' di attenzione, tanta pazienza
e un po' di pratica "






Oggi, se le chiedi un caffè, la nonna ti porta un espositore
con tutti i cru Nestpresso: " Cosa ti faccio? Vuoi un Fortissio, un Così,
un Linizio? " Tu nel panico da scelta, senti una voce che non può essere la tua
chiedere: " Non hai più la moka? "...
Ma George Clooney saprà poi che cos'è una moka?
Cosa penserà quando vede la sua domestica di Lallio mettere quello strano oggetto
di metallo sul fornello?
Perchè la moka è affare italiano, è patrimonio nazionale.






Gli americani pensano che noi italiani beviamo solo
 caffè espresso e che abbiamo sempre avuto a casa le macchine
automatiche che George Clooney pubblicizza







Rivoluzionaria ma borghese, Moka Bialetti è una distinta signora
con il gusto per l'Art Decò, nome esotico e cognome importante,
nata ottant'anni fa in provincia di Verbania.
Il padre della Moka l'ingegnere esperto fonditore Alfonso Bialetti,
era solito addormentarsi con un sigaro tra le labbra e stringendo al petto il pezzo
più difficile realizzato quella giornata.
Una sera di ottant'anni fa Alfonso Bialetti andò a letto con la Moka.








Rifinita in ogni parte con un'attenzione ai dettagli che oggi riconosciamo 
nei prodotti di Apple.
Oggetti belli nella loro sintesi tra funzionalità ed essenzialità per cui siamo
disposti a pagare cifre esorbitanti. Nella mente di Bialetti quello strano oggetto a 
pianta ottagonale che cullava nel sonno doveva invece essere economico, bello 
e alla portata di tutti. Chiunque avrebbe potuto prepararsi un caffè
buono come al bar senza macchine costose ed ingombranti 
e senza la macchinosità della cuccuma napoletana
La democrazia del caffè.






Alfonso Bialetti aveva a lungo osservato la moglie fare il bucato
con la " lisciveuse " una pentola riempita con acqua, bucato e lasciva
Sulla base della struttura la moglie di Alfonso avvitava un coperchio forato
e dotato di camino. L'ebollizione dell'acqua faceva salire il detersivo
e l'acqua nel camino e lo faceva tornare ai panni attraverso i fori del coperchio.
Una pentola a pressione per il bucato.






L'intuizione di Bialetti fu di applicare questo principio a un oggetto semplice 
in alluminio e bachelite.
Con queste idee Bialetti si addormentava e sognava di mettersi
sulle orme del Candido di Voltaire e di bere la bevanda scura della città di Mokha..







La storia della Moka e con lei della Bialetti da piccola fonderia a
 colosso industriale è fatta di sogni, audaci piani industriali e 
fortunate campagne pubblicitarie
Protagonista, assieme a Moka, è il flemmatico omino Bialetti, 
star dei jingle di Carosello ideati da Paul Campani nel 1954 e ispirato alla figura di Bialetti.






Nel 1956 il pubblicitario Aldo Beldì, che già aveva partecipato
alla realizzazione dell'omino baffuto, realizza una moka gigante da cui 
esce acqua scura profumata al caffè ed è esposta
alla fiera campionaria di Milano.






Oggi quel pressofuso di alluminio che Alfonso Bialetti si portava a letto
è esposto nel Design Museum della Triennale di Milano e al Moma di New York,
dove è osservato come  fosse un frammento dell'UFO di Roswell.






Ottant'anni di onorata carriera e la moka è ancora la regina
del piano cucina e come Madonna non ha nessuna intenzione di cedere 
lo scettro alla reginetta del pop di turno, finchè tengono le autoreggenti.
Se vincere la battaglia contro la cuccumella, la caffettiera a stantuffo o
il bollitore americano è stato facile, la guerra termonucleare contro la Nespresso
si annuncia durissima.






Ma la Signora Moka diventata maggiorenne in piena Guerra Fredda, 
conosce la sottile arte della diplomazia. Così ecco, accanto all'inossidabile
Moka Express, troviamo la Moka Cream, che fa il cappuccino
e la Orzo Express che fa il caffè d'orzo







C'è poi la Mokona Bialetti, macchina a cialde 
travestita da moka.
Se poi non bastassero i prezzi bassi perchè non dare la possibilità
 di personalizzare la moka come ha fatto la Coca Cola e la Nutella?
Chi di noi non vorrebbe vedere il proprio nome inciso
su un'opera d'arte?
E l'omino Bialetti se la ride sotto i baffi.






Per gli amanti del mito inossidabile si terrà
dal 27 novembre all'8 dicembre
presso il Palazzo della Permanente di Milano l'esposizione
" La Moka si mette in mostra, ottant'anni di un'intuizione geniale
diventata mito "






A chi fosse appassionato di caffè e della sua storia
consiglio due splendidi romanzi:
" Il profumo del caffè " ( leggi qui ) di Antony Capella
e " Arabia Felix "













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