Vasi e piatti in ceramica decorativi, sui quali la vernice a riflessi metallici trae luminosi giochi di luce, sono una caratteristica già nota a partire dal IX secolo, ma il grado di perfezione venne raggiunto verso la fine del '400
attraverso il genio di un artigiano ceramista che senza mezzi termini possiamo definire un grande artista rinascimentale italiano; Giorgio Andreoli, noto anche come Giorgio da Gubbio o da Intra, ma famoso come Mastro Giorgio.
Nato nel 1465 nella piemontese Intra ( dal 1939, con Pallanza, diventata Verbania ), alla morte del padre Pietro Giorgio si trasferì a Gubbio con i fratelli Giovanni e Salimbene, ceramisti anche loro. Aveva trent'anni e già da tempo aveva perfezionato la tecnica decorativa delle sue maioliche dipinte mediante la " copertura " in terza cottura a piccolo fuoco, ottenendo preziosi riflessi turchino - verdi e oro - rubino.
Giorgio trovò a Gubbio la possibilità di divulgare la sua invenzione e non a caso nella sua bottega arrivavano altre produzioni provenienti da Urbino, Faenza, Casteldurante e Pesaro. affinchè al prezioso lavoro svolto potesse aggiungersi la sua caratteristica, che faceva di una ceramica già bellissima un'autentica opera d'arte in rilievo iridescente.
Cittadino eugubino onorario all'inizio del '500, Mastro Giorgio lavorò per tutti i regnanti dell'epoca; nel 1514 ricevette da LeoneX ( Giovanni de' Medici ) l'esenzione dal pagamento di gabelle e rese la città di Sant'Ubaldo un centro nevralgico di primaria importanza per la produzione di ceramiche in tutte le sue variabili.
La necessità di utilizzare materie prime di particolare valore ( oro, perle, rubini, giada, turchesi ) rese la fabbrica di Mastro Giorgio oggetto di particolari attenzioni da parte dei briganti e malfattori. Lui e i suoi fratelli comunque riuscirono a creare, considerata l'epoca, un efficace sistema di antifurto attraverso la presenza notturna e diurna di almeno uno di loro ovvero dei diversi famigliari, ma anche si premunirono di una sorta di task - force di uomini e mezzi, in diretto contatto con la Gendarmeria di Gubbio mediante segnali a specchio, lampade ad olio disseminate e controllate nei punti nevralgici, animali starnazzanti alla stregua delle oche del Campidoglio e trappole ben camuffate in prossimità degli edifici di fabbrica e di abitazione.
Giorgio morì a Gubbio 90 enne, nel 1555. E' sepolto nella chiesa di San Domenico( anticamente dedicata a San Martino ) dove, al quinto altare di sinistra dell'unica navata, spicca in suo ricordo una statua di terracotta verniciata e dedicata a Sant'Antonia.
I figli Vincenzo ( Cencio ) e Ubaldo proseguirono la sua attività, ma in seguito i segreti della loro tecnica
divennero sempre più flebili. Le sue opere sono esposte presso i principali musei del mondo ( su tutti il Victoria and Albert Museum di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Musèe du Petit Palais di Parigi e , naturalmente, il Museo Comunale di Gubbio )
( Sergio de Benedetti, Libero del 10 dicembre 2015 )
( Immagini dal web )
( Sergio de Benedetti, Libero del 10 dicembre 2015 )
( Immagini dal web )